Comitato Castelcrescente

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martedì 29 gennaio 2008

La guerra degli OGM


La guerra degli OGM

di: Alessio Mannucci

La Commissione UE ha accelerato sugli OGM: nuove richieste di autorizzazione in Europa – dai residui della patata transgenica della multinazionale Basf per produrre mangimi ad altri tre mais biotech della Monsanto – si ritroveranno presto sul tavolo dei ministri dell'Agricoltura e Sanità europei.

Non solo. In occasione del Comitato Europeo di Regolamentazione sugli OGM, tenutosi lo scorso 19 e 20 dicembre (2007) a Bruxelles, l'Esecutivo UE ha proposto il via libera per un altro mais transgenico – il “GA21” – dimostrando che, almeno per quanto riguarda la commercializzazione (non la coltivazione), il sistema di autorizzazione sta funzionando come chiede l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC). L'Europa ha avuto tempo fino all'11 gennaio 2008 per adeguarsi alle conclusioni del pannello (l'organismo di arbitraggio) a cui si sono rivolti USA, Canada e Argentina per condannare la lentezza delle procedure europee di autorizzazione: i tre paesi potranno chiedere alla WTO sanzioni contro l'UE che potrebbero raggiungere – secondo primi valutazioni a Bruxelles – l'ammontare di 600 milioni di dollari, con conseguenze sugli scambi commerciali dei paesi europei più contrari agli OGM.

Così, lo scorso mese di dicembre, l'Esecutivo UE ha rilanciato il confronto sul transgenico: i 27 partner hanno tre mesi per decidere. Si dovrà decidere in primo luogo il via libera in Europa all'uso dei residui della lavorazione della “superpatata” - “EH92-527-1” - chiamata anche Amflora - nella produzione di mangimi (progettata per la trasformazione in fecola ad uso industriale. La sua introduzione sul mercato europeo potrebbe generare profitti annui per circa 30 milioni di euro, oltre ad aprire la strada ad altri prodotti bio-tech, inclusa la patata resistente alla peronospora). Poi, i ministri dovranno pronunciarsi su tre ibridi di mais destinati essenzialmente alla alimentazione animale. Si tratta del “Mon863xNk603”, del “Mon863xMon810” e del “Mon863xMon810xNK603”, tutti basati sul Mon863, che ha mostrato segni di tossicità. Su questi dossier, Francia e Germania si erano astenuti di votare a livello tecnico mentre l'Italia aveva votato contro.

Nei cassetti della Commissione UE ci sono inoltre altre due procedure in attesa di esame: una relativa al cotone “LLCotton25” e l'altra alla soia “A2704-12”, entrambi della Bayer CropScience, modificati per resistere agli erbicidi, che hanno già ottenuto il parere favorevole dell'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), in barba al principio di precauzione.

Il commissario dell'Ambiente, Stavros Dimas, dovrebbe proporre uno stop all'autorizzazione alla coltivazione di due dei mais transgenici per motivi ambientali, in base a numerosi studi scientifici che lasciano aperta la questione dei rischi elevati a lungo termine. Nel mirino del commissario sono il "Bt11" della svizzera Sygenta e l' “1507” della statunitense Pioneer. I rischi riguarderebbero soprattutto alcune farfalle, in particolare la monarca. Nella bozza si citano studi secondo i quali la coltivazione di questi mais potrebbe portare ad “un danno potenziale irreversibile all'ambiente” e ad un “livello di rischio inaccettabile” con conseguenze anche su altri insetti acquatici e quindi sui volatili che se ne cibano.

La posizione di Dimas appare però abbastanza isolata all'interno dell'esecutivo UE. In particolare, ha fatto sentire la sua voce pro-OGM il commissario europeo dell’Agricoltura, Mariann Fischer Boel, che ha cercato di terrorizzare produttori e consumatori di carni. Continuerà dunque la battaglia italiana, alleata alla Francia, per ampliare il fronte dei paesi UE contrari alle aperture agli OGM, anche con la consegna in commissione UE, come annunciato la scorsa settimana dal ministro delle politiche agricole Paolo Di Castro, dei tre milioni di firme raccolte in Italia contro gli OGM.

Dalla fine della moratoria, nel 2004, sono 15 gli OGM autorizzati in Europa, portando il totale a una trentina di prodotti biotech che possono essere commercializzati nell'UE. Ma solo uno, il mais “Mon 810”, approvato alla fine degli anni Novanta, è destinato alla coltivazione. Per il commissario europeo dell'Agricoltura, Mariann Fischer Boel, un'eventuale moratoria sulle nuove autorizzazioni, come chiedono diversi paesi fra cui l'Italia e la Francia, avrebbe “delle conseguenze importanti” sulla produzione di carne, che dovrebbe “abbandonare l'Europa”.

Il ministro dell'Agricoltura tedesco, Horst Seehofer, ha dichiarato che “sarebbe meglio fermare immediatamente le nuove approvazioni e vedere se la procedura è adeguata”. Fischer Boel ha risposto che il prezzo del mais, largamente utilizzato per i mangimi animali nell'UE, è oggi superiore del 55% in Europa rispetto agli Stati Uniti. Non accettare nuovi OGM già autorizzati nei paesi americani produttori di mangimi (mais e soia in Usa, Argentina e Brasile) significherebbe dunque rischiare una crisi dell'approvvigionamento europeo: “il risultato sarebbe che la produzione di carne dovrebbe lasciare l'Europa”.

Siamo al ricatto vero e proprio.

Data articolo: gennaio 2008

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Consiglio dei Diritti Genetici

European Food Safety Authority

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E-mail: Alessio Mannucci

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