Comitato Castelcrescente

Comitato Castelcrescente

sabato 27 novembre 2010

Sabato 4 dicembre TUTTI a Bologna

In occasione della Manifestazione nazionale per sostenere la richiesta di Moratoria rispetto alle scadenze imposte dal decreto Ronchi, l'EMILIA ROMAGNA si mobilita SABATO 4 DICEMBRE con un corteo a Bologna.

Se la richiesta della moratoria non verrà accolta, i Comuni saranno obbligati a cominciare a vendere parte delle proprie quote ai privati già a partire dalla fine del 2011 e qualcuno lo farà anche prima della scadenza, senza aspettare l'esito del Referendum!
Noi chiediamo invece che si faccia prima il Referendum, poi si decida chi dovrà gestire l'Acqua.

Non mancate!!! È l'unico modo per far sentire la nostra voce e lo faremo con un corteo vivace e colorato, pieno di musica e di allegria. Come l'acqua!

Il concentramento è previsto davanti alla sede di HERA Spa, V.le Berti Pichat, alle ore 15,00.

Appuntamento per Modena e provincia: Treno Regionale delle ore 14,01 da Modena.
Comitato Modenese Acqua Pubblica - info: 340 6703188 - 339 4140222

presentata moratoria per l'acqua

Al Presidente del Consiglio Comunale

Oggetto: Mozione per una moratoria sui procedimenti attuativi previsti dalle norme vigenti in materia di affidamento della gestione dei servizi idrici e, in particolare, dall’art. 23 bis della Legge n. 133/2008. Richiesta di non procedere all’attuazione di quanto previsto dalle normative oggetto di consultazione referendaria.

Premesso che

Lunedì 19 luglio 2010 sono state depositate in Cassazione 1.400.000 firme di cittadini per la richiesta di tre referendum abrogativi in materia di gestione dei servizi idrici, frutto di una straordinaria adesione dei cittadini su tutto il territorio nazionale e anche nel nostro comune.

Tali richieste di referendum intendono abrogare l’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 (primo quesito), l’art. 150 del D. Lgs. n. 152/2006 (secondo quesito) e l’art. 154 del medesimo D. Lgs. n. 152/2006, limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone nella determinazione della tariffa la considerazione dell’adeguata remunerazione del capitale investito (terzo quesito).

La consegna di tali firme, in numero tra l’altro senza precedenti nella storia referendaria, comporterà, fatto salvo il giudizio di ammissibilità della Corte Costituzionale, l’indizione per la primavera del prossimo anno dei tre referendum richiesti e la conseguente votazione vincolante da parte di tutto il popolo italiano in materia di gestione dei servizi idrici.

Proprio per permettere una consultazione democratica generale sul merito della questione relativa all’affidamento dei servizi idrici, il Comitato promotore dei tre referendum sull’acqua ha inviato una lettera al Governo, Ai Presidenti di Camera e Senato, ai Capigruppo di Camera e Senato con la richiesta dell’immediata approvazione di un provvedimento normativo che disponga la moratoria - fino all’avvenuto voto referendario - su tutti i procedimenti attuativi previsti dalle norme vigenti in materia di affidamento della gestione dei servizi idrici ed, in particolare, dall’art. 23 bis della Legge n. 133/..

Inoltre si evidenzia il rischio di trovarsi in presenza di un vuoto legislativo a livello di Enti ed Ambiti decisionali in tema di affidamenti del SII, in funzione della soppressione, a decorrere dal marzo 2011, degli ATO introdotta dall'art.1 comma 2 della legge 42/2010, che attribuisce alle Regioni il compito di definire entro un anno, con legge, le funzioni già esercitate dagli ATO.

tutto cio’ premesso e a nome anche delle cittadine e dei cittadini firmatari, la cui adesione è stata superiore a qualsiasi altra iniziativa referendaria sinora promossa nella storia di questo Paese

chiede

Al Sindaco e la Giunta di porre in essere iniziative locali,rivolte alla cittadinanza sui vari aspetti che riguardano l’acqua nel nostro territorio, sia ambientali che gestionali, al fine di consentire l’apertura di una discussione ampia, consapevole e democratica, rappresentativa delle diverse posizioni sul tema, in vista di un voto referendario che determinerà i futuri assetti della gestione di un servizio essenziale come quello idrico;

Visto

che per il regime transitorio degli affidamenti al Comune di Ravarino si applica la lettera d) del comma 8) dell’art.23 bis L.133/08 e successive modifiche inserite nel Decreto Ronchi;

chiede

al Sindaco e la Giunta di non procedere, nel rispetto della legislazione vigente, nell’attuazione di quanto previsto dalle norme in materia di affidamento della gestione dei servizi idrici ed, in particolare, dall’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 e successive modifiche, in quanto oggetto di prossima consultazione referendaria.

Comitato di tutela ambientale Castel Crescente


martedì 6 luglio 2010

A proposito del Giugno Ravarinese

Il Giugno Ravarinese, una festa per tutti?


Rileggendo un passo dell’introduzione del Sindaco Marino Gatti al giornalino (programma) che è pervenuto nelle case dei cittadini in occasione del Giugno Ravarinese, abbiamo trovato alcune contraddizioni che ci lasciano perplessi, cosi comincia:
“È importante poter uscire di casa e trovare, senza doversi spostare con l’auto, attività culturali, artistiche, sportive e ricreative nelle strade e nelle piazze del proprio comune.
Il Giugno Ravarinesi offre tutte queste possibilità ed evidenzia, ancora una volta, il ruolo del volontariato, dell’associazionismo e dello spirito d’iniziativa di singoli cittadini nel creare per Ravarino servizi, opportunità e occasioni di aggregazione e conoscenza.
Nella parte in neretto leggasi: servizi, opportunità e occasioni di aggregazione e conoscenza, ci chiediamo, come è possibile portare conoscenza senza informazione? Se per conoscenza si intende, far partecipi i cittadini anche di problematiche che investono il nostro futuro, è proprio in momenti come questi, di grande partecipazione, che è utile e indispensabile informare i cittadini di quello che sta accadendo e dei progetti che si stanno portando avanti per migliorarne, o non peggiorarne, la vita.
Questo è stato precluso!, impedendo la raccolta firme per un Referendum contro la Privatizzazione del servizio idrico (l’acqua).
Quale miglior occasione ci può essere, in un piccolo Comune, se non la Fiera, che non può essere e non deve essere un’esclusiva di un’associazione, seppur meritevole, ma essere libera e aperta a tutte e tutti quelli che vogliono informare e proporre soluzioni su varie tematiche per il Bene Comune.
La raccolta firme, da parte di un Movimento non Politico, sicuramente non avrebbe intaccato lo spirito della festa, e sarebbe servito ad informare su una questione che arriverà ad interessare tutti.
Questo dimostra una volta di più come si tenti in ogni occasione di nascondere o non affrontare le questioni sociali (che disturbano la festa), facendo il gioco di chi ha forti interessi nell’addormentare la coscienza delle persone.
Poi magari verrà detto che non si può sempre fare del “terrorismo mediatico”, ma se l’informazione e le lotte non si fanno per tempo non si vincono, vedi riforma della scuola che taglia classi e riduce le ore di insegnamento, a Ravarino si è arrivati a raccogliere le firme quando gli effetti erano ormai sanciti, forse era meglio mobilitarsi prima dell’approvazione della riforma della scuola, come qualcuno ha cercato di fare senza ottenere seguito; l’importate è però fare un mese di “baldoria” e “solo“ qualche iniziativa impegnata durante l’anno, magari non nei giorni della tombola.

Il Comitato di Tutela Ambientale
“Castel Crescente”

mercoledì 2 giugno 2010

ARIA respiro di Gaia



Anche quest’anno, in occasione del Giugno Ravarinesi, abbiamo sentito il dovere rendere partecipi tutti i cittadini su argomenti che concorrono a rendere la vita e la convivenza civile più sostenibile.
Dopo l’Energia, i Rifiuti e l’Acqua , quest’anno abbiamo voluto parlare di ARIA, aria come fonte indispensabile alla vita, aria da considerare”Bene Comune”! che come tale, abbiamo l’obbligo di preservarla e mantenerla il più possibile pulita , per noi e per le Future Generazioni.
Ma cosa sono i beni comuni?! Un bene è comune perché è disponibile e accessibile a tutti, la sua disponibilità deve essere universale. Si parla di bene comune, quando si tratta di beni essenziali e insostituibili per la vita, cioè senza i quali e difficile , se non impossibile, vivere, come l’Aria, l’Acqua e la Terra che fanno parte delle necessità vitali. È per questo riteniamo che l’Aria appartenga per necessità vitale al campo dei Diritti Umani e Universali. Un diritto Umano è per definizione indivisibile, imprescindibile, non si può scegliere un diritto come si sceglie un’automobile o un telefonino, il diritto è un “Titolo” inerente alla natura della dignità umana, ed è per questo che è responsabilità collettiva renderlo accessibile a tutti e salvaguardarlo in ogni forma, in modo da poter lasciare ai nostri figli e alle Generazioni future, un mondo meritevole di essere vissuto, un impegno che ci deve coinvolgere tutti, perché tutti ne siamo i custodi e non i proprietari.



MADRE TERRA

Senza la Madre Terra non saremmo qui,
eppure la stiamo uccidendo,
stiamo distruggendo l’aria, l’acqua,
stiamo prendendole tutti i suoi poteri naturali,
come il petrolio, l’uranio,
poteri che possono essere
un elemento devastante per la nostra vita,
non solo quella dei Lakota,
ma quella di tutti gli esseri umani.
Birgil Kiils Straight,
Lakota (Sioux)

domenica 9 maggio 2010

Referendum contro la privatizzazione dell'acqua

Anche il Comitato Castel Crescente ha aderito alla campagna referendaria "L'ACQUA NON SI TOCCA" e ha organizzato una raccolta firme l'8 maggio a Ravarino, raccogliendo 135 firme,
che riteniamo sia un 'ottimo risultato.
In pratica, cosa si prefigge questo referendum, insomma, cosa vogliamo?
Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l'accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa. perché si scrive acqua, ma si legge democrazia. Nella foto vediamo anche il Sindaco di Ravarino Marino Gatti prima di firmare
Un grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato e condiviso con noi questo momento di partecipazione.

lunedì 5 aprile 2010

RIPRENDIAMOCI L'ACQUA

Mozione per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato

PERMESSO

  1. Che la gestione del servizio idrico in Italia era riformata fino a poco tempo fa dall'Art 23 Bis della Legge 133/2008, che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a soggetti o società privati, mediante il ricorso a gara, favorendone di fatto l'inizio della privatizzazione in modo forzato;
  2. Che il recente Articolo 15 del D.L. 135/2009, che ha ri-normato l'Art 23 Bis, muove passi ancora più decisi verso la privatizzazione dei servizi pubblici, in particolare per quelli idrici, prevedendo:

a) la gestione dei servizi a rilevanza economica da parte di imprenditori o società in qualunque forma costituite, soggetti individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa, a società a partecipazione mista pubblica e privata con quota di capitale privato non inferiore al 40%;

b) la cessazione degli affidamenti “in-house” a società totalmente o a larga maggioranza pubbliche, controllate principalmente dai comuni, alla data del 31 dicembre 2011.

CONSIDERATO

a) che le modifiche introdotte dall'Articolo 15 del D.L. 135/2009 non scongiurano in alcun modo la possibilità di creazione dei cartelli oligopolistici, che nella pratica potrebbero diventare gli unici controlli dell'acqua pubblica nel periodo di loro affidamento, epilogo da scongiurare, nel rispetto di un concetto inviolabile che annovera l'acqua come un diritto universale e non come merce

VALUTATO

  1. Che le suddette modifiche espropriano l'acqua potabile dal controllo degli enti locali a maggioranza pubblica e dunque dei cittadini, poiché di fatto la consegnano al mercato, con tutte le ripercussioni sociali ed economiche che questo può generare;
  2. Che è dunque necessario che le Amministrazioni prendano una posizione chiara al fine di tutelare l'acqua dai pericoli insiti nell'applicazione dell'Art. 15 del D.L. 135/2009

RIPROPONIAMO

che il Consiglio Comunale di Ravarino, Sindaco e Giunta, si impegnino ad elaborare e votare la modifica dello Statuto Comunale introducendovi, nelle modalità ritenute più opportune dopo adeguato confronto tra maggioranza e opposizioni in seno al Consiglio e/o con la nomina di una specifica Commissione Consiliare, i seguenti principi:

  1. riconoscere il Diritto umano all'acqua, ossia l'accesso all'acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell'acqua come bene comune pubblico;
  2. confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà;
  3. riconoscere che la gestione del servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l'accesso all'acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso gli Art. 31 e 114 del d. lgas n. 267/2000;

e contestualmente si impegnino ad intraprendere tutte le azioni opportune al fine di contrastare i provvedimenti previsti dall'Art. 23Bis Lg. 133/2008, come modificato dall'Art. 15 D.L 135/2009, che condurranno alla messa a gare della gestione del servizio idrico integrato ed alla consegna dell'acqua ai privati entro il 2011.

A tal proposito, alleghiamo una possibile proposta di modifica dello Statuto (vedi allegato A) in visione da valutare (in giallo le parti aggiuntive) e condividere nell'ambito delle future discussioni consiliari.

venerdì 1 gennaio 2010

eccezionalità che diventa normalità

[ 28 dicembre 2009 ] Acqua Aree protette e biodiversità Clima Urbanistica e territorio

L'eccezionalità diventata norma e la percezione (folle) della natura ad uso e consumo dell'uomo

Umberto Mazzantini

LIVORNO. Leggendo le cronache di queste alluvioni annunciate che sconvolgono i bacini idrici, mangiano montagne, allagano le pianure di un Paese fragile ed immobile che consuma cemento a ritmi frenetici cinesi, vengono subito in mente due o tre cose. La prima è il richiamo ossessivo all'eccezionalità dell'evento. Un mantra salvifico e in qualche modo consolatorio che recitano soprattutto politici ed amministratori, come se ormai "l'eccezionalità" non fosse diventata la norma, come se gli "eventi estremi" non fossero ormai la quotidianità climatica che segna il nostro tempo, come se gli annunci fatti da scienziati, ambientalisti, Ipcc ed Unfcc che questo (esattamente questo) sarebbe accaduto, fossero una clamorosa scoperta che rinnoviamo stupiti ad ogni violento e prolungato nubifragio. Le esondazioni di Natale dimostrano che occorre al più presto pensare all'eccezionalità come normalità, come quello che ci aspetta, attrezzarci a questo, a far fronte a quel che accadrà in una delle regioni del pianeta, quella mediterranea, ritenuta più a rischio nei vari scenari dell'Ipcc. Ma quell'acqua e fango che avanzano, invadono strade e sfondano porte ci dicono anche che i nostri calcoli sono sbagliati, proprio perché fatti con i dati della normalità, con i corsi e ricorsi decennali, centennali e duecentennali che non esistono più, spazzati via da un clima che non ubbidisce più a regole che credevamo immutabili. E se sono sbagliati i calcoli sono sbagliati anche i rimedi, le previsioni, le misure. Dai commenti e dalle proteste di questi giorni (anche di chi giustamente piange i suoi beni e trema per il pericolo scampato) emerge un'altra cosa con cui bisognerà fare i conti. Una cosa che ha a che fare con la politica, la cultura popolare e la percezione della natura. In molti, probabilmente la maggioranza, sono convinti che, grazie alla tecnologia ed all'intervento umano, tutte le catastrofi potrebbero essere evitate e se non lo sono è colpa della mancanza di infrastrutture, investimenti, uomini dedicati. Non è così (o meglio non è sempre e solo così). Al di là dell'argine che cede, delle nutrie (importate dall'uomo) che lo scavano, dell'alveo non pulito dal Consorzio... non esiste miracolo tecnologico che possa mettere per sempre al riparo l'uomo dalla natura, dalla sua forza benefica e devastante. Il pensarlo fa parte di quell'artificializzazione della realtà che stiamo vivendo, rispecchia, dalle nostre imbandite tavole natalizie, l'opposto fatalismo di chi nei Paesi poveri e poverissimi vive le catastrofi naturali come inevitabile, come volere di un Dio imperscrutabile. Pensare che basti alzare argini, spalmare cemento, imbrigliare e confinare altrove la forza della natura ci salverà da ogni pericolo è una vana speranza, l'uomo deve comprendere, o ritornare a comprendere, che ci sono posti non fatti per le sue case, le sue strade e le sua fabbriche, posti che la natura prima o poi si riprenderà. Occorre pensare alla terra non più come a qualcosa di immutabile, ma a qualcosa che si assesta, crolla, si muove, esonda, distrugge, modifica e crea. Allora occorre fargli spazio, perché nessuna barriera resiste. Ce lo dicono le molte tragedie "naturali" vissute dall'Italia in questo luttuoso 2009 di terremoti e frane, alluvioni e slavine. Anche le critiche alla Protezione civile sono abbastanza ingenerose, probabilmente la vigilia ha sorpreso molti volontari ed operatori con il panettone in bocca, la reazione è stata quella di un giorno di festa dove non ci si attende che pace e tranquillità, ma è proprio quanto si diceva prima: la natura e le sue forze sono sempre al lavoro, non conoscono soste e feste, si mettono in moto come, quanto e dove più le aggrada e l'uomo in quel momento (ri)diventa una parte del tutto e le sue ambiziose opere poco più di nulla.

Fateci caso, almeno in Toscana, in molte delle aree colpite dall'alluvione sono in progetto grandi infrastrutture, mega-supermercati, villaggi e porti turistici affacciati su spiagge erose, con il mare che ormai scava le strade... nessuno, salvo i soliti pochi, parla di rivedere queste scelte, in molti accusano i "verdi" di non aver lasciato fare (ma dove?) infrastrutture pesanti che probabilmente non sarebbero servite a nient'altro che ad amplificare i danni. Asciugata l'acqua e la rabbia, le autostrade e gli svincoli avanzeranno nel fango e i mobili svedesi arriveranno finalmente a Migliarino, si costruiranno i villaggi turistici alle foci dei fiumi che oggi fanno paura e le dighe foranee per ospitare un turismo nautico che si mangerà definitivamente quello balneare. L'uomo fa presto a dimenticare, la natura no. L'alluvione di Natale potrebbe essere un monito, un richiamo a far meglio, a comprendere le nuove dinamiche ambientali con le quali dovremo fare i conti, ma ne dubitiamo. Fino ad oggi l'esperienze che abbiamo vissuto (salvo rare eccezioni) sono state quelle della messa in sicurezza del territorio per continuare a fare quel che si faceva prima e più di prima. Il risultato è spesso stato quello di un'ulteriore cementificazione, "indurimento" e infrastrutturizzazione che ha cambiato nuovamente i parametri della messa in sicurezza ed esposto nuovamente il territorio ai pericoli che si sarebbero dovuti evitare. Se si mette in sicurezza per continuare a costruire dove non si dovrebbe, se si ricostruisce dove l'acqua si era ripresa i suoi antichi cammini, probabilmente c'è qualcosa che non va. La grande ed indifferibile opera pubblica del recupero del nostro territorio nazionale ha probabilmente bisogno di essere costruita con una materia prima essenziale: il rispetto degli equilibri esistenti, che sono fatti sempre più anche di repentini e violenti squilibri, dell'adattamento delle opere dell'uomo ai mutamenti naturali e non della natura all'uomo, non rincorrendo un impossibile sogno prometeico di addomesticamento della forza della natura con la tecnologia, ma mettendo la tecnologia al servizio della sicurezza dell'uomo e dell'equilibrio che abbiamo contribuito a rompere.