Comitato Castelcrescente

Comitato Castelcrescente

giovedì 19 aprile 2007

E' ora di cambiare

La nostra comunità sta crescendo a vista d’occhio, dopo anni di tranquillità stiamo assistendo alla nascita di un nuovo paese che si va ad aggiungere a quelli già diventati dormitori per la città di Modena.

Non credo che sia quello che i nostri vecchi amministratori volevano per il futuro del nostro comune, credo invece che avrebbero voluto un paese bello, con servizi efficienti, alla portata di tutti, rispettoso delle tradizioni locali, ancorato alla sua radice prettamente agricola.

È vero, tutto si trasforma, ma non sempre le trasformazioni sono giuste, portatrici di funzionalità. Infatti, se vogliamo prendere un esempio, che mi pare rappresentativo, estrapolato dal Bilancio che il nostro caro Sindaco ci ha prospettato per il 2007, ci si rende subito conto che, anche l’annunciata gara d’appalto per l’urbanizzazione dell’area denominata Abrenunzio è in questo periodo una cosa già destinata al fallimento, non tanto per le probabili mancanze di richieste, ma proprio per la sua non necessità, come insediamento produttivo.

La nuova tendenza dei Comuni, dovrebbe essere quella di favorire un approccio più consono all’ambiente in cui si vive, non la sua completa distruzione.

Armonizzare il contesto agricolo di Ravarino, è molto più importante che l’aumento ingiustificato di aree cementificate, deputate solo ad aumentare, anche indirettamente l’emissione in atmosfera di CO2, e non solo.

La suddetta area, sarebbe più conveniente, e per il futuro certamente più produttiva, trasformarla in una fabbrica di benessere, vogliamo fare un esempio? Perché non costruire una centrale elettrica fotovoltaico, per soddisfare le esigenze del nostro distretto?

Pensiamo davvero di aver bisogno di nuovi capannoni che sfruttano già le nostre esigue risorse?

Altri esempi, si può convincere ed aiutare una parte dei nostri agricoltori alla riconversione della loro produzione, ormai a scarso reddito, nella produzione di biomassa capaci di alimentare una piccola centrale elettrica locale.

Pensiamo davvero di adeguarci alle direttive Europee, che ci obbligano a ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020, costruendo a più non posso, fabbriche con l’unico scopo di creare beni, ma che non soddisfano, e non lo possono fare, i nostri bisogni?

Ma siamo proprio cosi stolti, nel pensare che siano sempre gli altri a farlo per noi?

L’ora è giunta, dobbiamo rimboccarci le maniche come avrebbero fatto i nostri padri, e ripensare ad un nuovo modello di sviluppo, cominciando proprio dalle piccole comunità, certo quello che ci aspetta non è facile e sicuramente non indolore, ma il tempo stringe, lo dobbiamo assolutamente fare, o almeno tentare, per dare un futuro migliore ai nostri figli.

Dobbiamo allontanarci da questo bailamme sull’ipocrisia dello “Sviluppo Sostenibile”.

Ma quale sviluppo sostenibile può esserci se glorifichiamo la crescita economica, sperando in una vana rincorsa tecnologica, che come un cane che si morde la coda arriva sempre in ritardo, e non può portarci nulla di buono

Voglio a conclusione ricordare una massima di (Ernest F. Schumacher)

“Occorre vivere più semplicemente

per permettere agli altri semplicemente di vivere”

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